L’arrivo del Bnei Menashe ? un miracolo di Hanukkah
Il gruppo di 250 persone che ha fatto l’aliya alcune settimane fa ? stato il primo ad arrivare in due anni e mezzo.
Dopo un lungo e faticoso volo per tutta la notte, il gruppo di nuovi immigrati usc? dall’aereo El Al e scese lentamente le scale, i loro sensi intensificati dal freddo mattutino e la consapevolezza che il loro caro sogno stava arrivando vero.
Quando raggiunsero l’asfalto, mettendo piede sulla terra dei loro antenati dopo secoli di esilio, molti si inginocchiarono e baciarono appassionatamente il terreno, ringraziando vocalmente il Creatore per averli portati a casa a Sion. Sicuramente anche il pi? duro dei cuori non ha potuto fare a meno di essere commosso da questa potente immagine visiva come una scena modellata con sfumature bibliche che ha preso vita.
All’inizio di marted? scorso , un gruppo di 250 Bnei Menashe dell’India nord-orientale ? atterrato all’aeroporto Ben-Gurion con uno speciale volo charter organizzato da Shavei Israel, l’organizzazione che ho fondato e presieduto, in collaborazione con l’Aliyah and Absorption Ministry. Dopo aver subito la conversione formale da parte del rabbinato capo di Israele, gli immigrati si trasferiranno a Nof HaGalil, precedentemente nota come Upper Nazareth.
I Bnei Menashe sono discendenti della trib? di Manasse, una delle Dieci Trib? Perdute esiliate dalla Terra di Israele pi? di 2.700 anni fa dall’Impero Assiro.
Nonostante siano stati tagliati fuori dal resto del popolo ebraico per cos? tanto tempo, i Bnei Menashe continuarono a preservare i modi dei loro antenati, osservando lo Shabbat, mantenendosi kosher e aderendo alle leggi della purezza familiare. Non hanno mai dimenticato chi fossero o da dove venissero n? dove avrebbero desiderato un giorno tornare.
Dopo essere stato scoperto negli anni ’80 dal defunto rabbino Eliyahu Avichail, il Bnei Menashe ha abbracciato l’ebraismo ortodosso contemporaneo.
Finora, pi? di 4.000 Bnei Menashe hanno fatto l’aliya grazie soprattutto a Shavei Israel. Altri 6.500 Bnei Menashe rimangono in India in attesa della possibilit? di immigrare nello stato ebraico.
Il gruppo di 250 persone che ha fatto l’aliya all’inizio di questa settimana ? stato il primo ad arrivare in due anni e mezzo e il loro ritorno a casa ? pieno di commoventi storie personali.
In effetti, quella cifra di 250 nasconde pi? di quanto rivela perch? dietro quelle cifre ci sono esseri umani che vivono, respirano, ognuno un mondo a s? con speranze, passioni e sogni.
Tra gli arrivi c’era Miriam Singson, una vedova dello stato indiano di Manipur, insieme al figlio Tzadok e alla figlia Rina. Miriam ha altri due figli che hanno fatto l’aliya diversi anni fa e questa settimana ha potuto vedere per la prima volta i suoi sei nipoti nati in Israele.
Un’altra toccante riunione ha avuto luogo con l’aliya di Yaffa Haokip e i suoi due giovani figli, Alon e Hanan. I genitori di Yaffa, Nehemiah e Nirit, si sono trasferiti in Israele 13 anni fa e da allora non li ha pi? visti, n? hanno mai avuto l’opportunit? di incontrare i propri nipoti.
E poi c’? Azaria Kolny, che ha vissuto in Israele negli ultimi due decenni e mi ha detto prima dell’aliyah che: “? molto difficile credere che avr? la possibilit? di abbracciare il mio caro figlio e la sua famiglia dopo un lungo intervallo di 20 anni. Mi sento molto felice e sotto shock … non riesco nemmeno a esprimere i miei sentimenti. “
La ripresa dell’immigrazione Bnei Menashe non sarebbe stata possibile senza la risolutezza e la determinazione di Aliyah e del ministro dell’Assorbimento Pnina Tamano-Shata. Praticamente dal giorno in cui ha assunto il suo posto, si ? impegnata a fare tutto il possibile per ottenere le approvazioni necessarie per il ritorno a casa dei Bnei Menashe.
Questa aliya ? stata anche il frutto degli sforzi di un’ampia gamma di cristiani sionisti e amanti di Israele in tutto il mondo. Gruppi internazionali come Christians for Israel, Bridges for Peace, Ebenezer Operation Exodus, ICEJ e Shalom Israel Asia Pacific, cos? come molti cristiani dalla Scandinavia a Seoul, hanno profuso i loro cuori in preghiera e hanno fornito sostegno per portare i figli delle figlie di il Bnei Menashe torna a Sion proprio come aveva predetto Isaia (49:22).
I Bnei Menashe potrebbero non parlare yiddish o ladino, mangiare pesce gefilte o assaporare il caldo caldo, ma questo non li rende in alcun modo meno parte del destino ebraico. Sono una benedizione per Israele e il popolo ebraico e dobbiamo fare tutto ci? che ? in nostro potere per riunirli alla nostra nazione.
? giusto che la Bnei Menashe aliyah abbia avuto luogo la scorsa settimana durante Hanukkah, quando si celebra la scoperta da parte degli Asmonei della miracolosa fiaschetta di olio puro che in qualche modo ? riuscita a rimanere incontaminata. In questo senso, la riscoperta della trib? perduta dei Bnei Menashe, che mantenne la sua fedelt? al Dio di Israele nonostante 27 secoli di esilio, ? una versione moderna del miracolo di Hanukkah, della fede ebraica e della sopravvivenza contro ogni previsione.
Il 2020 ? stato un anno di sconvolgimenti, incertezze e disagio. Quindi, mentre volge al termine, ? bello poter celebrare un momento veramente commovente e speciale nella storia sionista ed ebraica.
Eppure, anche se assaporiamo questo evento, ci rifiutiamo di dimenticare coloro che sono rimasti indietro e che stanno ancora aspettando di fare l’aliya. Con l’aiuto di Dio, faremo tutto ci? che ? in nostro potere per assicurarci che tutti i restanti 6.500 Bnei Menashe possano chiamare Israele la loro casa. Possa succedere presto.
Lo scrittore ? il fondatore e presidente di Shavei Israel (www.Shavei.org) che aiuta le trib? perdute e le comunit? ebraiche nascoste a tornare dal popolo ebraico.
Fonte :https://www.jpost.com/diaspora/the-arrival-of-the-bnei-menashe-is-a-hanukkah-miracle-652437?fbclid=IwAR0-g7I76MzZHCPHqwHYS1GVPFYNzV5FeCCjkWlUJPRSWx48sWIqK-5d_xA